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IN PREGHIERA CON MARIO E ROSA

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Per sciogliere il gelo… nei nostri cuori, un invito speciale: metterci in preghiera con Mario Fani e Santa Rosa. Appuntamento LUNEDÌ 5 MARZO alle ORE 21 al Santuario – Monastero Santa Rosa.
Ricorderemo i 150 ANNI DALLA NASCITA DEL “CIRCOLO S. ROSA” approssimandoci a vivere la ricorrenza del transito della nostra patrona.
Un momento per ripercorrere la nostra storia, per rinvigorire le nostre radici, per riassaporare la bellezza di una grazia che scorre fino a noi. E che ha segnato un pezzo importante della vita della nostra città, della nostra Chiesa e dell’esistenza di qualcuno di noi. Quindi, un’occasione per rivederci…
Non mancate!!

Mario Fani – Un giovane viterbese  

Nasce a Viterbo il 24 ottobre 1845 da una famiglia nobile. Studia a Roma dai Benedettini e con loro matura una profonda spiritualità.

Il periodo storico in cui vive (1845 -1869) è pieno di incognite e di nuovi fermenti. Anticlericalismo e massoneria sono diffusi in tutta Europa, in Italia lo spirito del Risorgimento mette in crisi non solo la certezza storica dello Stato della Chiesa ma anche la coscienza religiosa di molti cattolici divisa tra Patria e Fede. Mario reagisce cercando l’essenziale della propria fede e forme concrete per alimentarla, per condividerla, per testimoniarla ed aggrega su queste idee altri giovani. 
Nel gennaio del 1867 i garibaldini conquistano la sua città e Mario, per difenderla, vuole unirsi agli Zuavi pontifici.
Preoccupato, un mese dopo il padre decide di mandarlo a Bologna, da una zia, per finire gli studi e qui stringe rapporti con Giovanni Acquaderni ed un gruppo di amici. Insieme tra il febbraio ed il giugno 1867 elaborano la carta fondante della Società della Gioventù Cattolica poiché, afferma Mario, “Alla carità dei poveri pensano le conferenze del gran santo De’ Paoli; noi dobbiamo pensare alla carità verso i giovani, che dalle audacie della rivoluzione si trovano impediti perfino di mostrarsi cristiani: oppure vengono illusi da essa, addormentati, e poi tratti a perdizione da quell’empia setta che nomasi massoneria. Proviamoci con l’aiuto della Madonna Santa; tentiamo di mettere insieme una società della Gioventù Cattolica d’Italia“.
Il 18 settembre di quello stesso anno la proposta si diffonde su scala nazionale e dà vita ad un organismo di collegamento, il Consiglio Superiore, con sede a Bologna; Mario Fani insiste perché la società si concepisca “Italiana”. Dopo un anno erano sorti 12 circoli; nel 1874 se ne contavano 72 sparsi in tutta Italia.
L’idea che i cattolici si impegnassero non solo nelle opere di misericordia materiale, ma anche in quelle spirituali per contrastare le povertà di natura culturale viene chiarita nel programma e nello statuto della Società della Gioventù Cattolica, e si compendia nel motto Preghiera, Azione e Sacrificio, che colorirà l’esperienza della Gioventù Cattolica.

La sostanza dell’ispirazione di Fani è: luoghi di incontro per meditare, per condividere il servizio, per crescere nel dono di sé a Dio ed agli altri.
Nel 1868 Mario ritorna a Viterbo ed insieme al fratello Fabio, Alessandro Medichini, Roberto Gradari e Scipione Lucchesi dà vita, il 6 marzo, alla prima adunanza del Circolo Santa Rosa, dedicato alla patrona di Viterbo.
Il Santo Padre, Pio IX, il 2 maggio dello stesso anno indirizza ai diletti figli Giovanni Acquaderni ed al Superiore Consiglio della Società della Gioventù Cattolica, il Breve Dum Filii Belial e ne ufficializza la costituzione.
In poco tempo sorgono circoli in tutta la Penisola e Mario si prodiga per accrescerli. Egli dà massima importanza alla stampa ed insiste presso il Consiglio Superiore perché si adotti un giornale come organo della società. Acquaderni gli comunica la scelta del periodico: “L’eco della gioventù.” Altro punto fermo di Fani è l’amore al Papa.
Il lavoro diventa sempre maggiore e la salute non troppo stabile. Nel luglio del 1869 si reca con la famiglia a Livorno per ritemprare le forze, ma un atto di estremo altruismo e generosità gli sarà fatale.
Un giorno, vedendo un giovane in procinto di annegare, si getta in suo aiuto e lo salva ma la sua salute ne risente talmente che il 3 agosto deve ricoverarsi in ospedale ed in poco tempo per complicazioni polmonari muore serenamente il 4 ottobre 1869 a 24 anni non ancora compiuti.
Gli restò la preghiera e la parola per esprimere il rammarico di “non poter fare tanto, tanto per la Chiesa” ma anche per affidare il testimone a chi gli stava intorno “Bisogna agire!“.

Per suo volere è sepolto a Viterbo. La salma il 1 dicembre 1869 venne inizialmente tumulata nella cappella di famiglia nella Chiesa di S. Teresa dei Carmelitani, in piazza Fontana Grande. 
Alcuni anni dopo quando la Chiesa fu sconsacrata per essere adibita a Corte d’Appello, il feretro venne traslato nella cappella Fani al cimitero cittadino di San Lazzaro.
Nel 1952 il centro Diocesano di Viterbo della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) decise di collocare i resti di Fani nella Chiesa di Santa Rosa, dove egli era solito pregare e da dove, dopo una notte di preghiera, uscì con il proposito “bisogna agire” ed ebbe l’ispirazione della Società della Gioventù Cattolica Italiana. La collocazione di Mario Fani nella navata destra della Basilica avvenne il 6 settembre 1952 in coincidenza con le celebrazioni del VII centenario della morte della Santa. Tenne la Commemorazione l’On. Raffaele Jervolino, già Presidente Centrale GIAC. 

Il giorno seguente ci fu un convegno interregionale della GIAC. I giovani si raccolsero in Piazza del Comune dove parlarono il prof. Luigi Gedda, Presidente Generale dell’ACI ed il prof. Carlo Carretto Presidente Centrale GIAC.
Il 2 maggio 1953, nell’ottantacinquesimo anno dell’Associazione, sulla tomba di Fani fu posta una lapide con la sua effige in bronzo e la frase di Pio XII:
Nel lontano 1968 in una notte di preghiera nella Chiesa di Santa Rosa a Viterbo spuntò dal cuore di Mario Fani il primo fra i rami che oggi potrebbero meglio chiamarsi la prima radice del robusto tronco dell’Azione Cattolica unitaria“.

Nella Basilica di Santa Rosa ci sono altre lapidi che ricordano il 25°, il 50°,ed il 75° 

dell’Azione Cattolica Italiana.Il 7 marzo 2008, in occasione delle celebrazioni nazionali per 140° anniversario dell’Associazione, é stata aggiunta un’altra lapide ricordo.

Il Circolo Santa Rosa 
Il Circolo intitolato alla patrona di Viterbo fu il primo in Italia ad ottenere la “patente”, cioè il riconoscimento dalla Società della Gioventù Cattolica Italiana; ciò avvenne nel maggio del 1868.
Le prime riunioni si tennero in casa di Mario Fani.

Tra le iniziative di quei giovani ricordiamo: la pubblicazione dell’opuscolo intitolato “La Rosa. Strenna viterbese“, in cui si illustravano le antiche gesta della città accanto a vicende attuali, racconti morali, preghiere, festività, racconti sui santi; la raccolta dell’obolo di S.Pietro, i pellegrinaggi, la gestione di una biblioteca circolante (presso il palazzo Chigi), le scuole serali (la prima in seminario). Per iniziativa del Circolo sorsero la Società per gli interessi cattolici e la Società cattolica operaia (1872) . Nel 1887 si tenne un’Accademia per celebrare il giubileo sacerdotale di Leone XIII e da allora sorse una sezione filodrammatica. 

Dal 1891 fu creato un comitato per la distribuzione ai poveri dei corredi usati. Sulla spinta della Rerum Novarum nel 1893 il Circolo inaugurò una sezione operaia (con la collaborazione di Pietro La Fontaine futuro Patriarca di Venezia), uno dei santi sacerdoti Viterbesi di quegli anni. Nel 1898 fu istituito il Segretariato del popolo per aiutare i poveri in ogni atto della vita morale, civile e sociale: raccogliere le richieste e trovare collegialmente una soluzione a questioni legali e pratiche assistenziali: un centro di ascolto ante litteram.

Un pomeriggio in amicizia a Santa Rosa

SantaRosa1Bello il pomeriggio trascorso dal gruppo di AC di S. Maria della Grotticella il 21 Gennaio insieme alle suore del monastero di S. Rosa. Bello per più motivi.

Innanzitutto perché è stata un’occasione di preghiera: nel coro adiacente all’abside della Chiesa, illuminato dalla vetrata con le immagini della Madonna , S. Chiara e S. Francesco abbiamo affidato a S. Rosa le nostre preghiere per la pace, per l’ unità dei cristiani, per le persone colpite dal terremoto, per le nostre comunità parrocchiali e diocesana, per le persone sole e sofferenti…

Don Mariano Pelliccioni, che guidava l’incontro, ha sottolineato il contributo fondamentale di S. Rosa alla vita civile della Viterbo del suo tempo ed ha richiamato Mario Fani che proprio pregando in questa Chiesa ebbe l’ispirazione di fondare la Società della Gioventù Cattolica Italiana, l’embrione dell’Azione Cattolica.

SantaRosa2La visita è stata anche l’opportunità di scoprire un luogo ricco di storia, che per l’opera sapiente e paziente delle Suore Alcantarine sta riprendendo pian piano la sua fisionomia; abbiamo potuto ammirare la sala capitolare, il refettorio del ‘600, la sala del ‘400, la cella di Armida Barelli, l’antico accesso alla Chiesa… Molto è già restaurato , molto è ancora da sistemare in vista di un percorso museale, una zona di accoglienza, un percorso di visita che renda chiaro lo sviluppo del complesso nel corso dei secoli.

SantaRosa4Ma è stata anche una possibilità di conoscenza e di amicizia: abbiamo scoperto la vita di Suor Francesca e delle sue quattro consorelle tutte dedite alla cura del Santuario ma aperte alle esperienze della Chiesa locale, accoglienti e disponibili; interessanti gli incontri sul Francescanesimo “Sulle tracce di Francesco” che si svolgono ogni ultimo lunedì del mese, nella Sala del Pellegrino, alle 20.30.

Questa esperienza è stata perciò un bell’inizio per quest’anno che come gruppo vogliamo dedicare alla cultura dell’incontro, tanto cara a papa Francesco.

Grazie a tutti i presenti che hanno reso bello questo incontro; senza dimenticare quelli che non potevano essere con noi perché malati o accanto ad un malato: erano nei nostri cuori.

Maria Cristina

PER SAPERNE DI PIÙ

SantaRosa3Le suore francescane alcantarine sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla S.F.Alc.

La congregazione venne fondata a Castellammare di Stabia il 19 giugno 1869 dal sacerdote italiano Vincenzo Gargiulo (1834-1895) insieme alla terziaria francescana Maria Luigia Russo (1830-1891), in religione suor Maria Agnese dell’Immacolata.

Le prime sei aspiranti iniziarono a condurre vita comune il 17 settembre del 1870: il 14 settembre 1874 l’istituto venne aggregato all’Ordine dei frati minori alcantarini e, dopo l’approvazione diocesana del vescovo Francesco Saverio Petagna (17 ottobre 1874), ci fu la vestizione delle prime dodici suore.

La congregazione ottenne il riconoscimento di istituzione di diritto pontificio con il decreto di lode del 10 settembre 1894 e venne approvata definitivamente dalla Santa Sede il 14 gennaio 1903.

Lo scopo iniziale delle suore francescane alcantarine era l’istruzione delle fanciulle povere, specialmente delle orfane: oggi all’attività educativa uniscono la catechesi, le opere parrocchiali, l’animazione di strada; operano anche all’interno di centri d’ascolto, case famiglia e centri diurni.[

Oltre che in Italia, sono presenti in Albania, Brasile, Ciad, Nicaragua e Spagna.

La sede generalizia dell’istituto è presso la fraternità Stella Matutina di Roma.

Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 475 religiose in 61 case.