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Una giornata di amicizia associativa

Ritiro_1Davvero un momento di grazia quello vissuto domenica 21 alla Piccola Opera di Vitorchiano. Il ritiro quaresimale organizzato dall’AC della parrocchia del Murialdo ha convogliato una settantina di presenze non solo dalla zona di Viterbo, ma da tutta la diocesi: da Blera a Latera, da Ischia a Montefiascone.

La riflessione di padre Carmine De Filippis, francescano cappucino, è iniziata dall’affermazione che la misericordia di Dio è un mistero abissale ed è la nostra salvezza. Gesù è il volto della misericordia come dice la bolla di indizione dell’anno Santo, Misericordiae Vultus. Dio ha per Gesù un amore di compiacenza, per noi ha invece un amore di misericordia, di recupero. Anche se con i nostri peccati provochiamo la morte di Gesù, Dio non ci abbandona perché ha il tenerissimo desiderio di recuperare tutti e di farci partecipi della sua eternità. La nostra natura non sa prevedere la necessità del perdono che discende dal mistero di Dio stesso. Fatichiamo a convincerci di aver bisogno del perdono; bisogna che qualcuno tolga il peccato dalla polpa più intima del nostro essere; come i santi che sono Vangelo vissuto.
Siamo chiamati ad andare oltre il fare, oltre il moralismo. Solo Dio può sciogliere il mio peccato e lo fa come medico, come il padre misericordioso che vide, ebbe compassione, corse incontro, abbracciò e baciò il figlio. Questi sono i cinque verbi della nuova cultura umana.

Segue il tempo del deserto, che molti presenti trasformano in tempo dell’incontro: tanto che qualcuno la sera dirà che ci si è lasciati prendere dalla gioia di rivedere amici lontani da tempo. Un bel segno di fraternità, questo!

Durante la celebrazione eucaristica, p. Carmine si è soffermato sulla prima lettura, sulla fondamentale alleanza che Dio stringe con Abram; spiegando che era un rito normale per stabilire accordi: si dividevano in due le vittime e si passava in mezzo per dire: succeda a me quello che è successo a questi animali se non resto fedele all’impegno. Ora è Dio che passa in mezzo, che giura fedeltà, mentre Abramo è nel torpore. Dio rimane fedele al suo impegno con noi ed è la nostra luce – come recitato nel salmo 26 – e ci indica Gesù, il figlio eletto dicendoci di ascoltarlo.

Ritiro_3Dopo il pranzo – che soddisfa tutti i palati – uno spazio più associativo in cui le varie parrocchie hanno raccontato come stanno camminando: tra momenti di preghiera, di catechesi, di approfondimento sui documenti del Papa. Tutti si sono detti preoccupati della mancanza di giovani. Don Ignazio ha rassicurato dicendo che per aderire all’ACI è necessario avere una certa maturità ed una voglia di approfondire che non sempre è possibile in età più giovane per cui non mancheranno mai persone che si avvicineranno a questa esperienza anche perché nelle parrocchie l’Ac gode di buona considerazione viste anche le tante persone in difficoltà che si rivolgono alle persone di Ac.

Tra le esperienze sottolineate, quella della parrocchia della Grotticella, dell’incontro con le coppie giovani: nella serata dell’ultimo sabato del mese tante belle persone si radunano per riflettere su un brano del Vangelo. L’esperienza potrebbe essere riproposta in ogni parrocchia per non lasciare sole le coppie impegnate nel faticoso compito educativo, tenendo coto che questo è un percorso che si costruisce nel tempo, accostando i giovani fidanzati e i genitori che chiedono i sacramenti per i figli.

Un veloce sguardo ai prossimi appuntamenti, come il Festival Jubilate che vedrà l’Ac diocesana direttamente impegnata negli appuntamenti del 3- 5 -12 e 13 Marzo. E poi l’importante invito del 16 Aprile ad Anagni, quando i presidenti parrocchiali potranno incontrare la presidenza Nazionale per condividere gioie e fatiche del cammino ecclesiale.

E infine gli altri appuntamenti di Capodimonte (per la Madonna delle Grazie ) e di Montefiascone ( per la festa di S. Pancrazio), oltre all’incontro finale unitario del 2 Giugno che si svolgerà a Capodimonte. Un tema ipotizzato potrebbe essere “Portati dallo Spirito”, sulla scorta di EG 33. Ma soprattutto l’impegno è a farne una bella occasione di condivisione.

Alla fine di questa giornata ci si è salutati con i volti felici: abbiamo coltivato antiche amicizie, abbiamo stretto nuove relazioni, ci siamo raccontati gli sforzi, i successi e le fatiche, ci siamo guardati negli occhi e d’ora in poi sappiamo che ci siamo, gli uni con gli altri, gli uni per gli altri. E’ l’amicizia associativa!

ḥesed e tôb

PSALM-23Lo scorso 6 luglio si è svolta l’ultima riunione della Presidenza diocesana per l’anno associativo 2014-15. Condividiamo sul sito il testo della meditazione sul Salmo 23 che ha introdotto l’incontro.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

 

Questo, come diversi salmi, cerca di rispondere alla domanda: chi è Jahweh? Il Dio dei padri, il Dio della promessa. Con questo salmo possiamo in particolare dire che è presenza provvidente.
Già dal primo versetto capiamo che chi si affida a lui non mancherà di nulla. Attenzione, non dice non capiterà nulla! E lo vedremo più sotto. Ma intanto cosa procura l’affidarsi al pastore?
Pascoli rigogliosi e acque tranquille, ovvero l’essenziale, ciò che è indispensabile, ciò senza di cui non si può vivere; al limite sopravvivere per qualche tempo.
Ma la preoccupazione non è solo o non tanto per il corpo, è per l’anima del gregge. Il Signore agisce per ristorare l’anima; anzi Egli stesso è il ristoro dell’anima mia, traduce David Maria Turoldo; è più di un ente esterno che agisce, è il Signore stesso che è il ristoro; più ancora che dare forza è lui la forza.
Questo ci permette di percorrere il giusto cammino o anche “sentieri di giustizia”. Dio con la sua presenza permette di fare della nostra vita un cammino di giustizia. E che cos’è la giustizia nell’Antico testamento? È onorare il Signore della Vita, indubbiamente. Ma anche molto più praticamente è avere cura dell’orfano, della vedova e dello straniero. Ovvero colui che è senza padre, marito o patria. Privo di affetti e di luoghi familiari.
Come non pensare allora ai viaggi della disperazione di uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre che cercano la felicità? Di fronte a queste attese, quali sono le nostre risposte? Quali i sentieri che percorriamo? Sono quelli segnati dalla giustizia e dall’amore di Dio?

Ma il sentiero della vita è tutt’altro che facile da percorre e ci può portare ad attraversare valli oscure, la valle dell’ombra della morte, letteralmente. Che non è solo la nostra fine fisica, ma ogni occasione che ci pone di fronte alle fragilità, delusioni, mancanze, stanchezze, dolori, errori, ingiustizie quotidiane. E cosa succede nel momento della prova? Il salmista pensando al Signore passa dalla terza persona (è il mio pastore… mi ristora… mi conduce…) alla seconda: Tu sei con me. È l’intimità con Dio, con il pastore che ama e conosce ciascuna delle sue pecore, i loro bisogni e le loro necessità, a sostenerci nell’affrontare e nel dissipare l’oscurità, l’ombra della morte. Che dona luce ad ogni passo del cammino. Che trasmette sicurezza. E come? Con bastone e vincastro, la stessa cosa in fondo, ma con diversa funzione. C’è il bastone che serve al pastore per guidare le pecore, non certo per picchiarle, o per ferirle (sarebbe un assurdo: esse sono la sua ricchezza! E anche in un certo senso lo identificano: senza pecore egli non sarebbe nemmeno un pastore! E sono pure la sua compagnia, il suo stesso conforto: condividono le stesse ore, gli stessi rischi, la stessa sete e la stessa fame). E poi il vincastro, che è sempre un bastone, ma ha il ruolo specifico di appoggio, di sostegno. “Mi sostieni col tuo vincastro”, traduce infatti Turoldo.

All’improvviso, la scena cambia.
Via l’immagine del pastore e sorge quella del banchetto! Si dà ancora più sostanza a quella intimità che si diceva. La mensa è il luogo della cordialità, della festa, della gioia, della condivisione più franca. Una mensa oltremodo abbondante, con il calice che trabocca. E tutto questo viene realizzato “sotto gli occhi dei miei nemici”.
Quindi prima i pascoli dalle acque calme (la pace), ora la mensa e la coppa che trabocca (l’abbondanza). Ovvero c’è un nutrimento che supera i bisogni di un singolo. C’è molto di più di quanto basti solo a me. E questo viene mostrato agli altri, al gregge che condivide la mia strada, la mia appartenenza, la mia fedeltà; ma pure ai nemici. Come a dire: non solo non potete privarmi del necessario, ma se guardate bene ce n’è anche per voi! Se riconoscete il primato del Signore, se vi fate coinvolgere dal suo amore non mancherà spazio nei suoi pascoli né cibo alla sua mensa.
E ciò viene testimoniato dal perpetuarsi dei doni e dalla letizia che ne consegue. Per tutti i giorni della vita, allora, cosa troverò nella casa del Signore?
Qui ci sono state diverse traduzioni sulle parole ebraiche ḥesed e tôb.
Bontà e grazia; felicità e grazia; beni e bontà; bontà e misericordia.
Al di là della maggiore o minore precisione letterale, quello che conta è l’esperienza dell’infinita gratuità dell’amore di Dio che procura a chi ne viene beneficiato una riserva costante di sostegno e dedizione. Una profonda gioia e una serena fiducia, che durerà, per dirlo con le parole di Turoldo, “lungo tutto il migrare dei giorni”.

Blera: un ritiro spirituale e tanta amicizia

Blera 1L’Azione Cattolica di Blera ha chiuso l’anno associativo con una giornata di ritiro spirituale presso il Carmelo di Vetralla, luogo molto raccolto e suggestivo.

Il parroco biedano, don Santino, ha guidato una riflessione su Lc 7, 36-50: “Uno dei farisei lo invitò a mangiare da Lui… una donna, stando dietro, presso i piedi di Lui, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo… sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato”.

Blera 2Don Santino, tra l’altro, ha ricordato una riflessione di S. Teresa rivolta a quanti si sentono poco peccatori e quindi poco grati verso il Signore: non dobbiamo solo pensare ai peccati perdonati ma anche a quelli da cui il Signore ci preserva. Il sacramento della riconciliazione riannoda i fili del nostro legame con il Signore, recupera il male fatto con una grazia sovrabbondante per cui S. Agostino può dire “Felice colpa!”.

Blera 3Dagli errori si può anche imparare ma bisogna rialzarsi subito dalla caduta, come un giocatore durante una partita. Perché siamo tutti impegnati nella partita di migliorare il mondo, costruire ponti tra le persone, far crescere la pace.

Dopo la celebrazione Eucaristica il pranzo di condivisione; poi il rosario e la corona della Misericordia. Insieme a tanta amicizia ed a momenti belli di incontro e dialogo.